La Italo Cremona, a dispetto del nome, non era un’azienda con sede nella famosa città del Torrone. Il nome derivava infatti dal suo fondatore: Italo Cremona (1891-1946), che l’aveva costituita nel 1922 a Gazzada Schianno (Varese).
Gli inizi della Italo Cremona
Inizialmente la produzione riguardava la materia celluloide. Solo negli anni 30 l’azienda avrebbe affiancato quella che per tutta la sua vita, ancorché a fasi altalenanti, l’avrebbe caratterizzata: la produzione di occhiali da sole.
Dagli occhiali ai giocattoli
Al termine del conflitto (durante il quale l’azienda aveva lavorato per l’esercito, realizzando articoli da toilette), la Italo Cremona cominciò a virare verso la realizzazione di giocattoli (in particolare bambole).
1960
La svolta definitiva arrivò nel 1960 con l’ideazione e la commercializzazione del famoso Plastic City, una scatola di costruzioni che avrebbe interessato la Italo Cremona per un ventennio.
Gli accordi commerciali
Grazie ad accordi commerciali con Standa, Rinascente, Upim e attraverso intense campagne pubblicitarie sui giornali per ragazzi e sulla televisione, la Italo Cremona, negli anni del boom economico riuscì ad insidiare, seppur in maniera molto marginale, il mercato della danese Lego.
Dominio
Quest’ultima, fondata nel 1932, dominava, infatti, il settore della produzione dei celebri mattoncini dal 1949.
Plastic City del tubo
Mercato, quello dei mattoncini colorati per le costruzioni, nel quale l’impresa varesina s’inserì attraverso il Plastic City, venduto nei famosi tubi di varie dimensioni.
Plastic City: il Lego più povero
Tuttavia, un po’ per la minor precisione dei mattoncini rispetto a quelli della Lego (accadeva spesso che quelli del Plastic City avessero o una scarsa oppure un’eccessiva adesione tra loro), il prodotto della Italo Cremona era considerata una seconda scelta.
Omini
Per converso, il prezzo decisamente inferiore rispetto a quello del prodotto della Lego consentiva di colmare le richieste del mercato. Anche se, va detto, il prodotto aveva qualche originalità in nuce, come gli omini con le mani prensili.
L’incendio del ’74
Un duro colpo alla produzione fu però determinato da un disastroso incendio nel 1974, che distrusse pressoché la totalità delle superfici della fabbrica e dei magazzini.
Inattività forzata
E che costrinse la Italo Cremona prima ad una lunga forzata inattività e poi alla perdita di importanti quote di mercato. Mai più recuperate anche dopo la ripresa della produzione.
La lenta discesa e la chiusura
Dopo alcuni tentativi di esternalizzazione delle attività e di colonizzazione o di recupero di diversi mercati (compreso il mai completamente abbandonato settore degli occhiali), l’azienda iniziò una lenta ma progressiva discesa. Che la condusse nel nuovo millennio alla cessione dei singoli rami aziendali (occhiali e giocattoli) a terzi soggetti.
31Immobiliare
Oggi la Italo Cremona esiste ancora nell’originaria Gazzada Schianno, ma si occupa di aree di business totalmente differenti dalle originarie. Come la gestione immobiliare degli spazi dei propri fabbricati. (M.L. per 70-80.it)