La Lancia Fulvia Coupé aveva stregato il mercato sin dalla sua presentazione. La vettura si poneva ad anni luce di distanza, quanto a stile e performance, dalla berlina, che, al contrario, era stata accolta tiepidamente dal mercato. Eppure la Fulvia derivava dall’idea di una… barca.
Il motoscafo Riva
Elegante, sportiva ma abbordabile, la Fulvia Coupé era infatti stata disegnata da Piero Castagnero, classe 1922, su ispirazione del famoso motoscafo Riva.
2+2
Costruita nella fabbrica Lancia di Chivasso, la Fulvia Coupé era una berlinetta sportiva a 2+2 posti, dall’aspetto aggressivo e curato sin dai minimi particolari. Uno di questi era la famosa plancia rivestita in vero legno.
Il motore della Fulvia
Progettata sul pianale accorciato (il passo era di 2330 mm, cioè di 150 mm più corto) della berlina, la compatta coupé Lancia era spinta, al momento del debutto da una versione di 1216 cm³ da 80 CV del V4.
La leva a cloche tra i sedili
L’alimentazione era a due carburatori a doppio corpo Solex, mentre il cambio (a 4 marce) aveva la leva a cloche tra i sedili.
160 km/h
Grazie al peso contenuto in 950 kg, la piccola sportiva raggiungeva i 160 km/h.
Il potenziamento a 88 del 66
Non soddisfatta delle già eccellenti performance, la Lancia introdusse nel 1966 un motore da 88 CV sulla versione HF alleggerita con cofani e portiere in una speciale lega d’alluminio e magnesio denominata Peraluman.
Un po’ tamarra. Ma con classe
La carrozzeria fu alleggerita, grazie all’eliminazione dei paraurti (soluzione invero un po’ trash), alla semplificazione dell’allestimento interno, all’utilizzo di lamiere più sottili nelle parti non strutturali e all’adozione di un lunotto a vetri posteriori in plexiglas.
Le bande su cofani e tetto
Esteticamente la Coupé HF era riconoscibile per un’altra caratteristica tamarra: la banda verniciata giallo/blu su cofani e tetto.
Amaranto
Oltre che per l’elefantino sui parafanghi anteriori e la verniciatura in Amaranto di Montebello.
La versione Rallye
Con l’introduzione del motore 1298 da 87 CV della Rallye 1,3 il motore della coupé 1,2 venne portato a 1231 cm³ per uniformare il ciclo di produzione e l’offerta della motorizzazione 1,2 (mantenuta per motivi esclusivamente fiscali).
Alessagio maggiore
Le nuove motorizzazioni vennero modificate nell’angolo di bancata, riducendolo a 12°45’28”, per ottenere un alesaggio maggiore. Era il preludio al lancio di una vera versione sportiva da far correre nei Rally, che avvenne l’anno successivo con la presentazione della versione Rallye 1,3 HF.
HF da 101 cavalli
Le novità apportate all’HF, rispetto alla versione standard, furono molte e sostanziali, tali che la potenza crebbe a 101 CV grazie ad una serie di modifiche: pistoni, albero motore, rapporto di compressione, carburatori.
Il primo Fanalone
I successi di categoria ottenuti dalla HF, ispirarono la versione HF fanalone di serie che, con propulsore potenziato a 143 CV e dotato di radiatore dell’olio, prese il posto della versione standard nel 1968.
Fiorio
Intuendo le potenzialità della vettura, che coi suoi 1298 cm³ non poteva competere per il titolo assoluto, Cesare Fiorio (1939), responsabile del Reparto Corse Lancia, ottenne, nonostante le risicate risorse finanziarie, il benestare per sviluppare ulteriormente l’HF.
Il Fanalone del 69
Il risultato fu la Rallye 1,6 HF del 1969 (detta anche Fanalone, per via dei fari interni più grandi di quelli esterni): 1584 cm³, 120 CV (160 CV la versione da corsa), 850 kg, cambio a 5 marce, assetto da corsa (camber negativo), sterzo diretto e cerchi in lega con pneumatici maggiorati. La fanalone permise alla Lancia di aggiudicarsi numerosi rally ed il Campionato del Mondo del 1972.
Podcast
Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (M.L. per 70-80.it)