1971. Il thriller parapsicologico, sulla scia del fenomeno di Belfagor (5 anni prima), Il Segno del Comando terrorizza 14.800.000 italiani

Il segno del comando

Come il francese Belfagor (Il fantasma del Louvre) – andato in onda in Italia in 6 puntate, dal 15 giugno al 21 luglio 1966 – cinque anni dopo il Segno del Comando coinvolse e spaventò ben oltre la metà degli italiani in possesso di un televisore (erano abbonate il 62,4% delle famiglie).

A cavallo tra il giallo ed il fantastico

Il Segno del Comando ebbe il pregio di potenziare il modello del moderno thriller soprannaturale, cioè a cavallo tra il giallo ed il fantastico, terrorizzando i telespettatori senza scene truculente, solo giocando d’astuzia, con scorribande sul confine tra il noto e l’ignoto.

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5 domeniche di paura

Andato in onda per 5 domeniche dalle 21.15 alle 22.25 dal 16 maggio al 13 giugno del 1971 sul Programma Nazionale RAI (oggi Raiuno), lo sceneggiato Il Segno del Comando incollò davanti al televisore quasi 15 dei 54 milioni di italiani del tempo.

Il professor Foster

La trama vede l’arrivo a Roma per una conferenza sul poeta Byron dell’esperto di letteratura inglese Edward Foster, interpretato da un grande Ugo Pagliai (1937), che sarebbe rimasto a lungo legato al personaggio.

Il signor Tagliaferri

Foster è stato invitato in Italia da una misteriosa lettera di un non meglio identificato signor Tagliaferri, secondo il quale un luogo immaginario citato nello scritto di Lord Byron non solo esisterebbe davvero, ma sarebbe anche foriero di un mistero occulto.

Un potere infinito

Un mistero la cui soluzione avrebbe potuto fornire un potere in grado di controllare il mondo.

Il pittore Tagliaferri…

Il professor Foster scopre presto che il Tagliaferri è in realtà un pittore morto da oltre un secolo, circostanza che dà il via ad una intensa ridda di misteri, colpi di scena tra realtà ed illusioni.

… ed il fantasma (?) di Lucia

Come la presenza della misteriosa Lucia – impersonata da una bravissima Carla Gravina (1941) – donna a cavallo tra l’esistenza fisica e quella spirituale.

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La ricerca del Segno del comando

E che lo guida alla ricerca del Segno del comando, un oggetto magico realizzato da un alchimista nel Settecento morto poi tragicamente proprio come il pittore Tagliaferri, di cui il letterato giunge a pensare di esserne la reincarnazione.

La spiegazione irrazionale lascia la strada a quella razionale per poi lasciare il dubbio finale

Introducendo uno schema poi adottato da numerosi film e fiction successive, gli sceneggiatori de Il Segno del Comando, dopo aver spinto i telespettatori a propendere per la tesi soprannaturale della vicenda, li riconducono alla spiegazione più ortodossa.

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Massoneria

In particolare svelando l’esistenza di una società segreta (una massoneria) che strumentalizza Foster per trovare, attraverso di lui, l’ambito oggetto misterioso.

Contro-colpo di scena

La novità sta però del contro-colpo di scena verso il finale, quando la spiegazione esoterica torna a farsi strada, lasciando il finale “aperto” ad ogni valutazione.

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La colonna sonora

Di forte impatto la sigla finale, la canzone Cento campane, scritta da Fiorenzo Fiorentini (1923-2003) e da Romolo Grano (1929), interpretata da Nico Tirone (1944-2012), cantante del gruppo beat Nico e i Gabbiani.

La cover più famosa dell’originale

Anche se esiste una cover cantata da Lando Fiorini (1938-2017), forse più famosa dell’originale.

Il remake

Nel 1992 la Fininvest realizzò un remake dello sceneggiato trasmesso da Canale 5 la sera del 1º marzo, con la partecipazione di Robert Powell (1944) nei panni del professor Forster ed Elena Sofia Ricci (1962) in quelli di Lucia.


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