Il Navaho della Aspes era il principale competitor del Caballero della Fantic Motor, che presidiava, tra la fine degli anni ’60 ed i primi anni ’70, il promettente mercato dei ciclomotori da cross.
Aspes(i)
Sorta negli anni ’50 a Gallarate (Va) per produrre biciclette su iniziativa di Teodosio Sorrentino, che decise di chiamarla così dall’abbreviazione del cognome della moglie Maria.
Falco
La consorte era figlia di Pietro Aspesi, che nel 1921 aveva avviato una rivendita di biciclette a Cardano al Campo, Varese. La Aspes iniziò nel 1961 la commercializzazione di ciclomotori utilitari di stampo classico come il Falco.
Sport & Sprint
Il target dei ragazzi venne consolidato nella metà dei ’60 coi modelli Sport (1964) e Sprint (1966), spinti da un due tempi Minarelli P4.
Cross Teodosio
Nel 1967 il modello turistico S della Aspes fu interessato dall’evoluzione in Cross T (Cross Teodosio).
220.000 lire
Questo fu il primo tentativo della Aspes di colonizzare (attraverso il prezzo competitivo di 220.000 lire) il promettente mercato delle moto da fuoristrada (da cross).
L’Apache
Il vero successo arrivò però nel 1970 con l‘Apache 125, con cui la Aspes inaugurò la tradizione di battezzare i propri modelli con nomi delle tribù degli indiani d’America.
Il primogenito
La nuova era dell’Aspes coincise con l’ingresso in azienda di Piermario Sorrentino, primogenito di Teodosio e grande appassionato delle corse di velocità.
L’era di Piermario Sorrentino
Dietro sua insistenza, la Aspes avviò la modernizzazione dei ciclomotori stradali, mettendo in produzione il modello Super Sport.
Moto da competizione
E soprattutto avviando un progetto, piuttosto ambizioso, per la realizzazione di moto da competizione, in grado di ben figurare nel Campionato italiano Juniores di velocità.
Il fratello di Giacomo Agostini spinge il Cross Special 71
Sull’onda dei primi successi sportivi, ottenuti con il modello Cross Special 71 da Felice Agostini (1946, fratello minore del pluricampione iridato Giacomo, 1942), la Aspes presentò al Salone di Milano 1971 il Navaho.
Navaho
Quest’ultimo era un ciclomotore da cross che ebbe una largo successo tra i giovanissimi, grazie alle sue sovrastrutture spigolose e essenziali (realizzate in fibra di vetro) verniciate in brillanti colori metallizzati. Come detto in apertura, il Navaho mirava a competere col diffusissimo Caballero della Fantic Motor.
Il 125
Nel 1972 la Aspes lanciò sul mercato con un certo successo la Hopi 125, erede dell’Apache.
Sachs
Che non impiegava come i concorrenti il motore Sachs, ma uno proprio.
La Yuma
L’anno successivo fu quello della Yuma, una 125 stradale con il motore derivato da quello dell’Hopi, che ottenne un buon successo in Francia.
135 km/h
Dove, sotto le insegne dell’importatore BPS, si dimostrerà imbattibile nelle competizioni per moto di serie. Anche per via del primato della 125 più veloce in commercio: 135 km/h di velocità massima.
Il declino
La fine degli anni Settanta segna però un declino della Aspes. Il Navaho ha da tempo perso la sua originalità stilistica, l’Hopi ha scarso successo (dovuto a un motore più da Cross che da Regolarità), mentre la Yuma è sì la più veloce della sua categoria, ma è anche la più cara.
Arrivano i Sioux
La Casa di Gallarate cercherà di tamponare la situazione proponendo ciclomotori di stampo tradizionale (il Sioux) e una 125 meno spinta della Yuma (la Yuma TSB), entrambi di scarsissimo successo.
La chiusura
L’avventura della Aspes termina nel 1982, quando la Unimoto (nata a Cesena nel 1980 dalle ceneri della Milani) assorbì la Casa di Gallarate, utilizzando il marchio Aspes sino al 1984 prima di cessare anch’essa l’attività nel 1986.
Podcast
Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (M.L. per 70-80.it)