1985. Live Aid, il rock contro la fame in Africa raduna tutti gli artisti del tempo

Live Aid

“È mezzogiorno a Londra, le sette del mattino a Philadelphia e in tutto in mondo è l’ora di Live Aid“.
Cosi il 13 luglio 1985 si apriva il più globale concerto rock della storia. In quell’anno, mosso dal desiderio di raccogliere fondi contro la fame in Etiopia, il leader di un gruppo neppure troppo famoso – Bob Geldof (1951) dei The Boomtown Rats – riesce a organizzare un doppio concerto rock come il mondo non aveva mai visto prima (e sostanzialmente mai più vedrà).

Tutti i big del tempo

Tutti i big della musica del tempo, dagli U2 a David Bowie (1947-2016), da Bob Dylan (Rovert Allen Zimmerman, 1941) ai Duran Duran, da Joan Baez (1941) ai Queen a Paul McCartney (1942), passando per Elton John (Reginald Kenneth Dwight, 1947) sfilano in due differenti location, il Wembley Stadium di Londra e il JFK Stadium di Philadelphia.

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Rete globale

Lato mediatico, fa storia la prima vera emissione globale (ovviamente niente internet all’epoca: il tutto avviene via un network di 13 differenti satelliti televisivi), che permetterà di raggiungere 1,5 miliardi di spettatori.

L’antefatto

Nel il 23 ottobre 1983 BBC Tv trasmette un reportage di Michael Buerk (1946) sulla fame in Etiopia intitolato “Biblical Famine“.

Virale

In un’epoca in cui non esistono social media, né la parola stessa al di fuori del campo medicale, il programma diviene “virale” ed è ritrasmesso da 425 stazioni televisive nel mondo. Tra gli spettatori Bob Geldof, famoso con il gruppo The Boomtown Rats per brani quali I Don’t Like Mondays.

Live Aid

Do They Know Is Christmas?

Impressionato dal reportage, Bob decide di fare qualcosa; chiama il suo amico Midge Ure (James Ure, 1953) degli Ultravox e insieme a lui firma il brano “Do They Know It’s Christmas?” che verrà interpretato da decine di artisti inglesi restando al numero uno delle classifiche di vendita per settimane e raccogliendo oltre otto milioni di sterline.

Il concerto

Da questo successo (purtroppo divenuto insopportabile causa le infinite riproposizioni da parte delle radio negli anni successivi) e su suggerimento di Boy George (George Alan O’Dowd, 1961) nasce l’idea di qualcosa di molto più grande. Un concerto rock che veda protagonisti numerosi artisti.

Live Aid

“Numerosi” artisti

Numerosi? In realtà si avrà l’impressione che “tutti” i musicisti, cantanti e band dell’epoca siano presenti all’appuntamento, chi a Londra chi a Philadelphia.

Live Aid

Artisti

L’elenco completo degli artisti e dei brani proposti nell’esatta sequenza è disponibile a questo indirizzo. Alcuni sono tutt’ora attivi, come ad esempio Sting (Gordon Matthew Thomas Sumner, 1951), gli U2, Mick Jagger (1943), Madonna (Madonna Louise Ciccone, 1958); altri si sono ritirati, come Paul Young (1956) o sono passati a miglior vita, come nel caso di David Bowie (David Robert Jones, 1947-2016).

Inarrestabile Geldof

Un rapido sguardo all’elenco mostra come Geldof fosse stato in grado di convincere una quantità mai vista prima di big, risolvendo anche i consueti ingarbugliati problemi di diritti.

Live Aid

Audience globale

L’incredibile audience di un miliardo e mezzo di telespettatori (cumulando le sedici ore di diretta) è reso possibile grazie al coordinamento dell’operatore Intelsat che agisce dalla base operativa mobile di Philadelphia anche per il segmento londinese.

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Rai Stereo Uno

In Italia l’evento è trasmesso per lunghe ore dal cosiddetto servizio pubblico, che vi dedica tutti i programmi di Rai Stereo Uno e parte di quelli di Rai 3 (dove viene però inserita un’interruzione per “divagazioni” legate al XXVIII Festival dei Due Mondi).

Live Aid

Un evento da non ripetere

Non sappiamo se per motivi di diritti o per uno strano idealismo, ma Geldof promette a tutti gli artisti che l’evento sarebbe rimasto unico, da vivere in diretta e mai più rivedere.

Nastri distrutti

Ordina pertanto la distruzione delle registrazioni, procedura rispettata in parte da BBC e totalmente dal canale americano ABC.

Ma non da MTV 

Ma non da MTV né – ovviamente – dalle centinaia di altri broadcaster (e telespettatori privati) che ritrasmettono o assistono all’evento.

DVD

C’è dunque sufficiente materiale  per permette l’uscita – nel 2004, quasi 20 anni dopo il live – di un DVD ufficiale (di fatto un cofanetto contenente quattro dischi).

Live Aid

Qualità audio video

La qualità purtroppo non è eccezionale. Lato video non era ancora stata introdotta l’alta definizione, il formato era 4:3 ma soprattutto – trattandosi di registrazioni non master a causa del diktat di Geldof, – le immagini soffrono di caratteristiche “onde orizzontali” in corrispondenza dei momenti in cui la musica suona a forte volume (come dire, quasi sempre).

Versioni ufficiali e bootleg

Lato audio si possono trovare numerose registrazioni non ufficiali prese dalla trasmissione stereo di BBC Radio 1/2, sotto forma di set di vinili, CD e file sulle reti P2P.

Canale YouTube

Il modo migliore per rivedere le principali performance è oggi il canale YouTube ufficiale lanciato nel 2018.

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Feed

In esso si possono trovare singoli brani presi dai feed televisivi con audio stereofonico sincronizzato e corretto utilizzando fonti alternative nei numerosi casi di malfunzionamento dei microfoni o problemi di regia.

Live Aid

127 milioni di dollari

L’evento originale raccoglie 127 milioni di dollari di allora (equivalenti a circa 320 milioni di euro attuali, applicando la correzione per l’inflazione relativa al dollaro USA).

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IVA in beneficenza

All’uscita del DVD l’allora cancelliere inglese Gordon Brown (1951) decide di donare l’IVA ricavata dalla vendita dei DVD alla fondazione che ha continuato a occuparsi della fame in Africa; non siamo a conoscenza di simili iniziative prese dall’allora Presidente del Consiglio italiano, Bettino Craxi (Benedetto Craxi, 1934-2000).

Live Aid

U2

Per avere un’idea del feeling dell’evento chiudiamo l’articolo con una delle prestazioni più coinvolgenti della giornata: l’infinita esecuzione di Bad da parte degli U2, oltre 11 minuti nei quali Bono (Paul David Hewson, 1960) mixa il brano con classici quali Ruby Tuesday dei Rolling Stones e Satellite of Love di Lou Reed (Lewis Allan Reed, 1942-2013).

Il 7° minuto

E in cui al minuto 7:00 si butta letteralmente e pericolosamente dal palco per andare ad abbracciare alcune delle sue groopie. (M.H.B. per 70-80.it)

 


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