Due anni dopo la prima giapponese su Nippon Television, nel settembre 1985, arriva su Italia 1 la serie di 73 episodi, lungo due stagioni, Occhi di gatto.
Il bar Occhi di gatto
La trama verte intorno a tre giovani e belle sorelle giapponesi: Hitomi Kisugi (Sheila Tashikel nell’edizione italiana), Rui (Kelly) e Ai (Tati), titolari del bar Occhi di gatto.
La banda Occhi di gatto
L’esercizio commerciale è, però, una copertura: le tre ragazze sono ladre di opere d’arte, unite in una banda che – invero senza molta fantasia – fanno conoscere (attraverso biglietti con cui firmano le loro imprese) come Occhi di gatto.
Ladre sì, ma per recuperare un furto
Le Occhi di gatto non sono però criminali qualsiasi: rubano esclusivamente opere d’arte appartenute a Michael Heinz, famoso artista degli anni ’40. Che è anche il loro padre scomparso e di cui sperano di ricostruirne la collezione, sottratta durante la II^ guerra mondiale dai nazisti.
Il fidanzato ispettore
A ravvivare la vicenda c’è il fatto che il poliziotto incaricato delle indagini, Toshio Utsumi (in Italia, Matthew Hisman), è anche il fidanzato di Hitomi. Il quale non sospetta minimamente delle tre sorelle, riuscendo solo ad appurare che la banda Occhi di gatto è composta da donne.
Doppio gioco
Viceversa, Hitomi mette a profitto il suo rapporto con Toshio, ricevendo, con la scusa di aggiornamenti di cronaca, lo stato delle indagini sulla banda.
Il finale aperto
Solo nel finale della serie Hitomi rivela a Toshio di essere una delle ladre, evitando l’arresto scappando negli Stati Uniti. Toshio riesce però a rintracciarla in America, scoprendo tuttavia che la ragazza, nel frattempo, ha perso la memoria a causa di una meningite virale.
Messinscena
Hitomi e Toshio ricominciano quindi a frequentarsi, sebbene la ex capo banda non recuperi i ricordi. Anche se alcuni elementi in limine fanno supporre che quella di Hitomi sia solo una messinscena, aprendo così il finale ad una successiva stagione (che però non avrà luogo).
La sigla italiana
Al successo italiano di Occhi di gatto ha senz’altro contribuito la sigla omonima, scritta da Alessandra Valeri Manera (1956) con la musica di Ninni Carucci (1942) ed interpretata da Cristina D’Avena (1964).
Curiosità
Nel fumetto italiano Nathan Never, le sorelle Frayn (April, May e July) sono una citazione delle protagoniste di Occhi di gatto, oggetto anche di un film omonimo nel 1997. (M.L. per 70-80.it)