Anni 60. Quando il mercato passava nei cortili col venditore ambulante sul suo furgone ricco di merceria e di curiosità dal mondo esterno

venditore ambulante

Fino alla metà degli anni ’70 (ed in aree periferiche italiane anche oltre), nei cortili, quello col venditore ambulante di merceria, era un appuntamento bimestrale, mensile, quindicinale, a seconda della densità abitativa del paese o del quartiere della città.

Contromercato

Era un individualista, che non andava d’accordo coi mercati, dove la promiscuità, da una parte, rendeva più semplice il commercio, ma, dall’altra, favoriva la competizione tra concorrenti.

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Battitore libero

Meglio quindi battere aree dove i mercati non erano previsti, perché la dimensione demografica o il posizionamento geografico non li rendeva commercialmente vantaggiosi.

Mercante di stoffe e specie

Ed in questi modesti feudi il venditore ambulante appariva un ricco mercante di stoffe e spezie.

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Arriva il venditore ambulante

Il venditore ambulante arrivava con un furgoncino erede del carretto col cavallo, stipato di capi di abbigliamento.

L’evento urlato

E, prima con la forza della voce e successivamente con un megafono, avvertiva dell’evento.

Sul calendario

Un must, diremmo oggi. Un appuntamento annotato sul calendario acquistato in parrocchia.

Minimarket ante litteram

L’offerta era apparentemente immensa e con gli occhi di oggi stupisce che potesse veramente esserlo. O quantomeno lo era alla vista delle massaie del tempo, alle quali i supermercati apparivano ancora un concetto vago e forse astratto, di cui avevano sentito parlare o letto su qualche rivista.

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Un mondo su quattro (o tre) ruote

Erano, di fatto, mercerie su quattro ruote (a volte anche tre), che ospitavano prodotti essenziali e un po’ meno.

Abbigliamento essenziale e frivolo

Così alle tute di lavoro per il marito, si accompagnavano abiti femminili per tutti i giorni – ma anche per i rari eventi speciali che spaccavano l’anno o gli anni -, pantaloni, gonne, magliette per bambini che crescevano troppo velocemente per le finanze familiari e che il venditore prometteva di ottimizzare con sconti incredibili.

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Trait d’union

Ma non era solo questione d’affari: il venditore ambulante era anche un trait d’union col mondo esterno. Quel pianeta sconosciuto di cui, tramite suo, gli abitanti della corte (continente del paese che la racchiudeva), che raramente uscivano dai confini comunali o quartierali, venivano a sapere notizie e curiosità, seppure spesso amplificate oltre misura.

Il sapere

Il venditore ambulante era appunto uno che viaggiava. E quindi sapeva.

Le conoscenze

Tra un paio di mutandoni ed un cappello per il marito, la massaia veniva così a scoprire che Mike Bongiorno (1924-2009) aveva trascorso le vacanze estive a Sanremo, dove il merciaio cronista l’aveva intercettato e con il quale – roba da non credere – aveva pure scambiato quattro chiacchiere.

Necessità e virtù

Eh già, perché il venditore ambulante era un affabulatore, uno che della parlantina aveva fatto di necessità virtù. Parlava, spiegava ed intanto proponeva e vendeva.

Appuntamento alla prossima volta

E prometteva che al prossimo passaggio (da annotare sul calendario), di notizie ed aneddoti ne avrebbe portati ancora. (M.L. per NL)

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