Nel gennaio 1964, con le prime interrogazioni dopo le vacanze di Natale, fioccarono i brutti voti. L’anno iniziava infatti male per molti alunni. Perché?
Alla domanda: “Quante sono le regioni italiane?” in troppi studenti avevano risposto, con sicurezza, 19.
Peccato che dal 27 dicembre 1963 le regioni italiane fossero diventate 20.
E che molte maestre e maestri non fossero particolarmente indulgenti davanti ad una sopravvenuta novità legislativa.
La regione portata da Babbo Natale
Durante le festività del dicembre 1963 era infatti accaduto che, con disposizione transitoria che consentiva di derogare ai limiti imposti dall’art. 132 della Costituzione italiana quali il referendum e il limite di un milione di abitanti, la provincia di Campobasso, con poco più di 300.000 abitanti, venisse distaccata senza referendum dalla preesistente regione Abruzzi e Molise e inserita nella nuova regione denominata Molise, di cui Campobasso divenne capoluogo.
Le 22 Regioni italiane del 1947…
In realtà la questione, sul piano storico-giuridico-politico, era decisamente più complessa e ricca di colpi di scena.
Lunezia, l’Atlantide delle regioni italiane
Tanto per cominciare, nel 1946, un territorio posto tra Liguria, Toscana, Emilia Romagna e Lombardia avrebbe dovuto essere elevato a regione, col nome di Emilia Lunense (in tempi molto più recenti ridenominata Lunezia). Si trattava di un’area divisa tra le province di La Spezia, Massa-Carrara, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Mantova, nonché di una parte di quelle di Cremona e di Lucca. La decisione fu però “sospesa” e quindi rimasta incompiuta.
Le 22 Regioni durate una settimana
Non che comunque le regioni in quel momento fossero poche. Il 13 dicembre 1947 nella seduta pomeridiana della seconda sottocommissione della Commissione per la Costituzione il presidente Mauro Gennari pronunciava il testo definitivo dell’art. 22 che prevedeva che: «Le Regioni sono: 1) Piemonte, 2) Lombardia, 3) Trentino-Alto Adige, 4) Veneto, 5) Friuli, 6) Venezia Giulia, 7) Liguria, 8) Emilia-Romagna, 9) Toscana, 10) Umbria, 11) Marche, 12) Lazio, 13) Abruzzo, 14) Molise, 15) Campania, 16) Puglia, 17) Salento, 18) Lucania, 19) Calabria, 20) Sicilia, 21) Sardegna, 22) Valle d’Aosta».
Quindi 22 regioni.
… tre regioni perse per strada
Tuttavia, il testo coordinato dal comitato di redazione prima della votazione finale in Assemblea e distribuito ai deputati il 20 dicembre 1947 all’articolo 31 recitava: « Sono costituite le seguenti Regioni: 1) Piemonte; 2) Valle d’Aosta; 3) Lombardia; 4) Trentino-Alto Adige; 5) Veneto; 6) Friuli-Venezia Giulia; 7) Liguria; 8) Emilia-Romagna; 9) Toscana; 10) Umbria; 11) Marche; 12) Lazio; 13) Abruzzi e Molise; 14) Campania; 15) Puglia; 16) Basilicata; 17) Calabria; 18) Sicilia; 19) Sardegna».
Cioè 19 regioni.
Caos di denominazioni e raggruppamenti
In sostanza, rispetto alla bozza era stato mutato in Basilicata il nome della Lucania; il Salento era inglobato nella Puglia e si accorpavano il Friuli con la Venezia Giulia; l’Emilia con la Romagna e l’Abruzzo con il Molise. E così tutto rimase sino al dicembre 1963.
La Legge Costituzionale 3/1963
Il 27 dicembre 1963 venne quindi pubblicata la Legge Costituzionale 3/1963, “Modificazioni agli articoli 131 e 57 della Costituzione e istituzione della Regione Molise”, pubblicata sulla GU Serie Generale n.3 del 04/01/1964.
Le Regioni fantasma
Tuttavia, nonostante la previsione costituzionale, fino al 1970 le (19 e poi 20) regioni italiane non esistettero di fatto, perché per lungo tempo non erano state adottate le leggi che avrebbero permesso alle regioni di cominciare a funzionare (attraverso le elezioni dei consigli regionali). (M.L. per 70-80.it)