La strage di via Caravaggio rimane un enigma irrisolto, un triplice omicidio avvenuto a Napoli nel 1975 che ha continuato a suscitare domande senza risposta.
Quella notte del 1975
La tragedia ebbe luogo nella notte tra il 30 e il 31 ottobre 1975, ma fu scoperta solo l’8 novembre di quell’anno, nel quartiere Fuorigrotta, all’indirizzo 78 di via Michelangelo da Caravaggio.
Le vittime
Le vittime furono Domenico Santangelo, 54 anni, rappresentante di vendita ed ex capitano di lungo corso, sua moglie Gemma Cenname, 50 anni, ostetrica, già insegnante.
Figlia e cane
Uccisa anche la loro figlia Angela Santangelo, 19 anni, impiegata dell’INAM (Istituto nazionale per l’assicurazione contro le malattie), insieme al loro cane Yorkshire terrier, Dick, soffocato con una coperta.
Riversi nella vasca da bagno
I corpi di Domenico e Gemma furono trovati nella vasca da bagno, mentre Angela giaceva sul letto matrimoniale avvolta in un lenzuolo.
Niente arma del delitto
Le vittime furono prima colpite alla testa con un oggetto contundente e poi ferite alla gola con un coltello da cucina, ma l’arma del delitto e l’oggetto contundente non sono mai stati rinvenuti.
Forse una rapina?
L’assassino rubò denaro dalla borsa di Gemma e prese anche la pistola di Santangelo, arma mai ritrovata.
Le impronte digitali
Le indagini rivelarono impronte di scarpe e digitali sulla scena del crimine, ma non furono utili nell’identificare l’assassino.
Domenico Zarrelli
Domenico Zarrelli, figlio del presidente di Corte d’appello e nipote di Gemma Cenname, fu inizialmente indicato come il principale sospettato, nonostante le prove fossero inconcludenti.
Imprigionato poi scarcerato
Zarrelli fu imprigionato nel 1976, condannato all’ergastolo nel 1978 e successivamente assolto per insufficienza di prove nel 1981, dopo aver trascorso cinque anni in carcere.
Assolto e risarcito
Questa assoluzione fu confermata nel 1985, e nel 2006 ricevette un risarcimento dallo Stato.
Opera di killer professionisti
La difesa sostenne che la strage fu opera di killer professionisti, ma le prove non portarono a un’identificazione conclusiva dell’assassino.
Oggetti contaminati
Gli oggetti usati per compiere l’omicidio non furono mai recuperati e alcuni reperti, tra cui la coperta utilizzata per soffocare il cane della famiglia, sono stati esposti nel 2013 rendendoli inutilizzabili per future indagini.
Tragico caso irrisolto
La strage di via Caravaggio continua a essere uno dei casi più misteriosi della cronaca italiana, un enigma irrisolto che ha lasciato interrogativi senza risposta, relegando nel buio le motivazioni e l’identità del vero responsabile.
Podcast
Qui per ascoltare il podcast dell’articolo. (E.M. per 70-80.it)